Diarrea Neonatale
Importanza e rilevanza economica della Diarrea Neonatale (DN)
La diarrea neonatale è una delle malattie più comuni nell’allevamento suinicolo. Negli ultimi anni la produzione suina è cambiata diventando più intensiva, di conseguenza il numero degli animali in azienda è in continuo aumento così come i cambiamenti gestionali associati. L’allevamento intensivo ha contribuito all’aumento dei casi di diarrea neonatale, che causa perdite economiche significative e un uso eccessivo di antimicrobici in sala parto.
Il costo stimato per gli allevamenti colpiti dalla diarrea neonatale, con una mortalità causata dalla malattia del 10%, può raggiungere i 134 euro scrofa/anno. Nelle aziende suinicole, insieme alla dissenteria suina, la diarrea neonatale è uno dei problemi enterici più costosi (tab. 1 e fig. 1). (Sjolund et al., 2014).
tab 1/fig1 Perdite annuali a patologie gastrointestinali in relazione alla dimensione delle aziende, in migliaia di €
Patogeni del complesso della diarrea neonatale
Negli ultimi anni, nell’UE è aumentata la frequenza dei casi di DN che colpisce sia le aziende classiche con status sanitario convenzionale sia le aziende con status sanitario elevato e dotate di buone pratiche gestionali. Per definizione, la diarrea neonatale è caratterizzata da diarrea che si sviluppa durante la prima settimana di vita del suinetto (solitamente entro i primi giorni dopo la nascita)
ESCHERICHIA COLI COMPLEX
Relativamente alle infezioni batteriche, Escherichia coli (E. coli) è stato storicamente considerato uno dei principali agenti causali della diarrea neonatale nel suino (Chan et al., 2013). Sono stati identificati diversi patotipi di E. coli in funzione della produzione di tossine e di altri fattori di virulenza. I più comuni sono gli E. coli enterotossigeni (ETEC), caratterizzati dalla produzione di enterotossine (STa, STb e LT) e diverse fimbrie (adesine). Entrambe- tossine e fimbrie -sono considerate come fattori di virulenza. Nei suinetti sono stati rilevati altri patotipi di E. coli, come i ceppi enteropatogeni (EPEC), che producono intimina (gene eae), anche se meno frequentemente e con importanza piuttosto bassa (Toledo et al., 2012). ETEC responsabili della diarrea neonatale possiedono adesine, proteine di superficie (fimbrie), identificate come F4 (k88), F5 (k99), F6 (987P) e F41.

Le fimbrie consentono al microrganismo di aderire a recettori specifici sul bordo a spazzola degli enterociti del l’intestino tenue. L’ ETEC più prevalente con fimbrie F4 colonizza per tutta la loro lunghezza digiuno e ileo, mentre gli ETEC con fimbrie F5, F6, F41 colonizzano principalmente la parte posteriore di digiuno e l’ileo. La suscettibilità a ETEC F5, F6 e F41 diminuisce con l’età ed è stata collegata ad una riduzione del numero di recettori attivi presenti sulle cellule dell’epitelio intestinale. La maggior parte dei ceppi ETEC della colibacillosi neonatale produce l’enterotossina STa termostabile, che si lega al recettore guanil il ciclasi C glicoproteico sul bordo dei villi e delle cellule delle cripte epiteliali intestinali, stimolando la produzione di guanosina monofosfato ciclica (cGMP) che porta alla secrezione di elettroliti e liquido e alla conseguente diarrea acquosa se il fluido in eccesso proveniente dal l’intestino tenue non viene riassorbito nel grosso intestino. Una secrezione eccessiva porta alla disidratazione, all’acidosi metabolica e infine alla morte (Malattie dei suini, 10a edizione).

Gli agenti batterici anaerobici quali i ceppi enterotossigeni di Clostridium perfringens tipo A (CpA) (che producono la tossina Cpα, la tossina β 2), C. perfringens tipo C (tossine Cpβ) sono importanti patogeni nel complesso della diarrea neonatale e della diarrea pre- svezzamento (Uzal e Songer, 2019). Il Clostridium difficile (C. difficile) che produce enterotossina A (TcdA) e/o citotossina B (TcdB) può essere isolato in modo analogo e può causare una malattia simile al CpA. I clostridi sono grandi, sporulanti, gram-positivi con forma a bastoncino. I clostridi patogeni producono una o più tossine con correlazione diretta o indiretta alla patogenesi della diarrea neonatale. Il sistema di classificazione ampiamente utilizzato per C. perfringens si basa sulla presenza del gene delle tossine principali e sulla produzione di 5 tipi di tossine: α, β, ε, τ, θ. Dal punto di vista della patologia suina, i CpA e CpC sono i patogeni dominanti che causano l’infezione dei suinetti
CLOSTRIDIUM PERFRINGENS TIPO C
CpC è un patogeno primario dei suinetti. Questi patogeni persistono nell’ambiente e sono resistenti al calore, ai disinfettanti e alle radiazioni UV. La moltiplicazione del CpC nei suinetti infettati dalla madre o da un ambiente contaminato, provoca enterite necrotica emorragica, caratterizzata da diarrea sanguinolenta accompagnata da elevata mortalità. La mortalità in alcuni casi può raggiungere il 100%. L’infezione può essere già presente 12 ore dopo la nascita, di solito entro i primi 7 giorni di età (DOA). La fonte di infezione per i suinetti sono le scrofe. I suinetti neonati sono in grado di acquisire un’immunità sistemica passiva mediante l’assorbimento di immunoglobuline dal colostro durante le prime 24-36 ore dopo l’inizio dell’ingestione del colostro stesso. È stato suggerito che gli inibitori della tripsina presenti nel colostro possano avere un significato patogenetico nell’enterite neonatale.
La β-tossina del CpC è inattivata dalla tripsina e potrebbe essere facilmente protetta dall’inibitore della tripsina nel colostro di scrofa (P.T. Jensen, https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-00900993, 1978). L’infezione è epidemica nelle aziende in cui non viene applicata una vaccinazione efficace. Le lesioni caratteristiche sono profonde, di solito segmentali, con necrosi mucosale con emorragia marcata ed enfisema dell’intestino tenue, mentre la tossina beta1 agisce prevalentemente a livello sistemico.
Clostridium complex
Gli agenti batterici anaerobici quali i ceppi enterotossigeni di Clostridium perfringens tipo A (CpA) (che producono la tossina Cpα, la tossina β 2), C. perfringens tipo C (tossine Cpβ) sono importanti patogeni nel complesso della diarrea neonatale e della diarrea pre– svezzamento (Uzal e Songer, 2019). Il Clostridium difficile (C. difficile) che produce enterotossina A (TcdA) e/o citotossina B (TcdB) può essere isolato in modo analogo e può causare una malattia simile al CpA. I clostridi sono grandi, sporulanti, gram-positivi con forma a bastoncino. I clostridi patogeni producono una o più tossine con correlazione diretta o indiretta alla patogenesi della diarrea neonatale. Il sistema di classificazione ampiamente utilizzato per C. perfringens si basa sulla presenza del gene delle tossine principali e sulla produzione di 5 tipi di tossine: α, β, ε, τ, θ. Dal punto di vista della patologia suina, i CpA e CpC sono i patogeni dominanti che causano l’infezione dei suinetti.
Clostridium perfringens tipo A

CpA è incluso nel microbiota dell’intestino suino e ceppi adeguatamente equipaggiati sono in grado di causare malattie enteriche. L’infezione dei suinetti è caratterizzata da una moderata infiammazione della mucosa, occasionalmente con materiale necrotico aderente. Lesioni microscopiche possono includere danni superficiali delle parti apicali dei villi epiteliali – principalmente localizzati in digiuno e ileo. Le alterazioni macroscopiche della mucosa intestinale possono essere lievi e non evidenti. In questi casi sarebbe necessaria una valutazione microscopica. I casi diarroici di solito corrispondono con l’affezione di P-A dell’intestino e la presenza di grande quantità di batteri patogeni associati alle lesioni.
La tossina principale è la tossina alfa, insieme alla tossina beta2 (CPB2; cpb2 è il gene codificante, Jost et al., 2005). L’adesione del patogeno alla mucosa svolge un ruolo per la produzione di tossina. Sperimentalmente sono stati riprodotti segni clinici (Johannsen et al., 1993).
L’infezione è caratteristica dei primi giorni (una settimana) di vita del suinetto e l’origine è solitamente la scrofa. CpA è anche un colonizzatore molto precoce di suinetti dopo la nascita. La positività a CPB2 di CpA (PCR) viene utilizzata come differenziazione tra la flora normale e ceppi patogeni del tipo A, che causano malattia. La diarrea è cremosa o pastosa, dura di solito fino a 5 giorni ed è frequente la presenza di muco ma senza tracce di sangue. L’infiammazione della mucosa è lieve rispetto al CpC, alla necroscopia, l’intestino tenue è flaccido, sottile e pieno di contenuto acquoso e gas.